La leggenda dell'arrivo del bandoneón in Argentina

Il bandoneón, questo sconosciuto.
Giusto due parole prima di passare alla storia di come questo strumento giunse in Argentina.

Viene spesso confuso con la fisarmonica, ma si tratta di due strumenti diversi, è differente la forma, è differente il peso, è differente la posizione in cui si suonano e, soprattutto, è differente la melodia prodotta.

La fisarmonica presenta una tastiera simile a quella di un pianoforte ad una estremità e dei bottoni all'altra, il bandoneón ha solo bottoni alle due estremità, il che le rende simili tra loro.
Di forma e peso inferiori rispetto ad una fisarmonica, che può pesare anche oltre i 10 kg, il bandoneón con i suoi 5 - 6 può essere maneggiato con maggior facilità.

Il bandoneón presenta bottoni su entrambi i lati, nel dettaglio 38 per il registro acuto e 33 per il grave. Ogni tasto emette un suono e per comporre un accordo è necessario premere più tasti contemporaneamente.
Già questo basterebbe a far comprendere che non sia affatto facile suonarlo, si aggiunga il fatto che molti dei bottoni del bandoneón generano note diverse quando premuti aprendo il mantice rispetto a quando sono premuti durante la chiusura.
Ogni gruppo di tasti ha quindi due schemi di esecuzione: uno per le note in apertura ed uno per le note in chiusura.
Giacché i tasti di pertinenza di una mano sono differenti da quelli dell'altra mano, si devono dunque imparare quattro differenti posizioni dei tasti per riuscire a suonare lo strumento.

Inoltre, nessuno di tali schemi presenta una sequenza scalare di note, alcuni dei tasti adiacenti sono disposti a formare triadi differenti, come già scritto, quando lo strumento è compresso e quando è aperto.

La fisarmonica si può e suonare, volendo, anche in piedi, suonare un bandoneon in piedi è impossibile; lo si suona seduti tenendolo sulle gambe (spesso su una gamba sola) e il bandoneonista suona utilizzando le mani, le cosce, le ginocchia, la pancia; ogni piccolo movimento del corpo o dello strumento stesso viene captato e trasformato in un colore musicale che carica la nota proposta di un'energia unica.

Il suono della fisarmonica è voluminoso ed orchestrale, il bandoneón produce sonorità più calde, coinvolgenti, intime ed evocative.

Gli argentini lo chiamano anche "gusano" ossia verme (per la sua forma) oppure "fueye" ossia mantice.
Ma più che ad un verme, pensate ad un gatto sornione di 5-6 kg completamente abbandonato sulle vostre gambe (o su una sola, come spesso viene suonato questo strumento) che si giri e ragomitoli e faccia le fusa.




La leggenda dell'arrivo del bandoneón in Argentina.

Ecco una storia da raccontare in milonga per intrattenere gli amici, le milonguere, il barista o chiunque vogliate. La leggenda tramanda questo, poi, se le cose siano andate realmente così non ce lo potrà dire mai nessuno.

Già noto in Germania sin dalla metà del XIX secolo come strumento musicale liturgico, il bandoneón fu inventato dal musicista e costruttore di strumenti musicali Heinrich Band (da cui il nome) e diffuso con lo scopo di sostituire l'organo (spesso troppo costoso) nelle parrocchie meno dotate di mezzi economici. Come arrivò a Buenos Aires?

La leggenda racconta che il 25 gennaio del 1868 la fregata Landskrona, una nave svedese proveniente da Bombay, gettò le ancore nel porto di Buenos Aires dopo un viaggio estenuante durato più di quaranta giorni che mise a dura prova la sete e la pazienza dei marinai.
Esausti, non impiegarono molto tempo a riversarsi nei locali del porto, per primo invasero "El Tirreno" e successivamente i locali vicini, tra cui "El Pireo" dove la leggenda ha inizio.

Due marinai tedeschi, un energumeno biondo originario di Cuxchaven, con gli occhi azzurri e lo sguardo gentile, e un moro piazzato, con un tic alla bocca e un vistoso tatuaggio su un braccio, raffigurante lo stemma della Baviera, chiesero da bere.

Per quanto il duo ricordi vagamente Bud Spencer e Terence Hill, vi assicuro che la leggenda raccontata è proprio questa.

I due bevvero rum e mangiarono pesce fritto e salsicce; un bicchiere dopo l'altro il silenzio e la stanchezza si trasformarono in confusione ed euforia, i due si accompagnarono a donne, fecero risse e continuarono a bere; non si sa se per merito del locandiere greco, per gli effetti dell'alcol, per la galvanizzante allegria delle scazzottate (che tanto piacciono anche ai nostri Bud e Terence, ma non erano loro) o per la generosità delle signore, continuarono così per tre giorni filati, tornando ripetutamente a bordo alla ricerca di denaro, che, inevitabilmente, finì.

La terza notte la nave sarebbe partita e i due avevano contratto un discreto debito.
Si accordarono con il gestore della taverna: il biondo sarebbe rimasto nel locale come garanzia mentre il moro sarebbe tornato a bordo in cerca di qualunque cosa da poter barattare per saldare quanto dovuto.

Passarono 20 minuti e il mariaio scuro tornò con un oggetto grande come una valigia e senza dire alcuna parola lo mise sul bancone.
Il greco, guardando quel "coso" con disprezzo, offrì la metà di quanto il marinaio chiese e cominciò ad aprire lentamente la custodia scura ornata da madreperla e chiusa da bottoni.
Ne uscì un oggetto mai visto prima, una specie di fisarmonica (una specie), tanto bastò per allungare ai due tedeschi un paio di bottiglie e qualche soldo stropicciato.

Il biondo non fu proprio d'accordo, si alzò e si passò la cinghia dello strumento su una spalla.
In piedi, appoggiato al bancone provò a suonare, tra mille difficoltà uscì fuori una specie di mazurca che poco convinse il locandiere ad alzare la posta.

Tutto questo sarebbe irrilevante e non avrebbe portato alla diffusione del bandoneón se non fosse stato presente un altro personaggio.
Un uomo scuro e silenzioso con un largo cappello sorseggiava un gin nello stesso locale; aveva assistito con interesse crescente a tutta questa scena.
Era un chitarrista noto nella zona per il suo talento.
Si avvicinò al bancone e messa da parte la compostezza che lo aveva reso invisibile fino a quel momento, guardò con occhi meravigliati (ed anche un pò avidi) lo strumento, ne accarezzò delicatamente la scatola con con gli intagli di madreperla e i bottoni grandi e lucidi e senza perdere tempo fece la sua offerta.
Una somma che fu subito accettata dai marinai con non poca contentezza.
Pagò la sua bevanda, prese con sé lo strumento musicale e sparì per le strade del barrio di Monserrat.

Si dice che nei primi mesi del 1869, verso la fine della guerra con il Paraguay, il chitarrista fu chiamato alle armi e portò con sé il suo strumento con l'intento di intrattenere i commilitoni con brani di vario genere.
La fama dello strumento dalle sonorità malinconiche e magiche fece il giro del Sud America.


Così, si narra, arrivò e si diffuse il primo bandoneón in Argentina e sappiamo tutti quanto in seguito si sia legato indissolubilmente alla musica di tango.



Giorgio Buccolini

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