Il tango è un ballo sociale. Che vuol dire?

Il tango è una danza caratterizzata da intimità, sensualità e passionalità.
Questo messaggio ci viene trasmesso dal cinema, dalla televisione e da qualsiasi mass media che abbia a che fare con questo ballo o che lo utilizzi come veicolo comunicativo sfruttandone tali caratteristiche.
E noi lì che ammiriamo gli attori o i ballerini di turno e pensiamo che il tango sia effettivamente questo o meglio, solo questo.


Ciò su cui raramente riflettiamo (e che spesso la massa ignora del tutto) è che difficilmente balleremo un tango come fossimo Antonio Banderas o Katya Virshilas - la sexy ballerina bionda - protagonisti del film "Ti va di ballare?".


Ancora più improbabile che lo balleremo da soli in location come il salone di un castello antico illuminati dalla luce del camino e della luna piena con vista su un lago cinto da una foresta incantata con cervi, unicorni, uccellini, fatine ed orsetti del cuore che ci ammirano in lontananza.


Il tango si balla nelle milonghe e il più delle volte c'è talmente poco spazio che l'esperienza di una tanda si riduce all'intimità di pochi passi incastonati in un abbraccio.
Il vero spirito del tango si ritrova più in questi momenti che nelle performance esplosive estremamente caricate di sensualità e bugie che cinema e televisione ci propongono.

Il tango è un ballo sociale, fatevene una ragione.
Per ballo sociale si intende un ballo in cui i ballerini hanno la consapevolezza e - almeno così dovrebbe essere - il piacere di ballare insieme ad altre persone.

Il tango si balla da più di 100 anni.
Pensate come poteva essere una società senza internet, senza facebook, senza chat, whatsapp, messaggini, cellulari, discoteche, centri commerciali, senza corsi di qualsiasi cosa a tutti costi, senza cd o mp3 di qualunque genere immediatamente a portata di mano.
In che modo uomini e donne potevano fare nuove conoscenze, incontrare una persona che desiderano rivedere, ascoltare la propria musica preferita, passare il tempo tra amici, magari ballando?
In un contesto simile le feste e le sale da ballo erano uno dei pochi ambienti in cui ciò poteva accadere.

Torniamo al presente e a qualcosa di più vicino alle nostre abitudini; immaginate una serata organizzata per giocare a carte tra conoscenti (tanto per stare in tema natalizio) o una partita di calcetto, di quelle disputate tra amici ed amici di amici.
Ciò che rende questi avvenimenti piacevoli è il fatto di trovarsi insieme ad altre persone facendo qualcosa di divertente, poco contano le performance e i virtuosismi di un singolo anzi, se danneggiano il clima e la serenità degli altri, diventano qualcosa di fastidioso.
Quello che conta veramente è saper stare tra tante persone in maniera armoniosa, non ci sono regole se non quelle dettate dall'educazione e dal buon senso.
Qualche pignolo potrebbe dire "E allora tutte quelle regole proposte dal cosiddetto Galateo della Milonga?"
A chi solleva questa polemica rispondo "Appunto. Quelle sono regole dettate dall'educazione e dal buon senso" ...e suggerisco di cogliere l'occasione per dargli una ripassata: cliccando qui .

Da noi questi concetti non sono ben compresi.

Sarà perché non appartiene propriamente alla nostra cultura, sarà perché oggi le occasioni per comunicare, conoscere e stare insieme ad altre persone sono infinite e di tutti i tipi, spesso ci avviciniamo al tango più da turisti che avvertendone a fondo le componenti sociali ed è più uno sfizio che altro; così quando si va a ballare si da poca importanza allo stare insieme, focalizzando la serata sulle proprie esigenze individuali. Vale a dire conoscere persone dell'altro sesso e pensare esclusivamente ai propri balli.
Questo fa male al tango.

Troppe persone vanno a ballare in milonga convinte di essere artisti e vedono le altre coppie prevalentemente come un impiccio.
Questo fa male al tango.

Avrete sicuramente fatto caso come il clima confusionario di una milonga in cui regni l'anarchia produca stress e intolleranza anche in quei ballerini che partono con le migliori intenzioni.
Di conseguenza anche questi balleranno in modo disorganico, contribuendo ad accrescere l'energia negativa, influenzando a loro volta altre persone ancora.
Siamo davanti ad un vero circolo vizioso, un serpente che si morde la coda.
Questo fa male al tango.
Messi da parte i veri maestri ed artisti, resta la gente "normale": ballerini e ballerine più o meno esperti; non importa che ballino da mesi o da anni, che frequentino le piste da ballo quotidianamente oppure una volta ogni tanto, il tango nelle milonghe è un ballo per tutti.

E tutti dovrebbero ballare con tutti, sarebbe questo il clima ideale, ma in realtà accade che la maggior parte delle persone ballino esclusivamente con i propri amici e conoscenti.
Questo fa male al tango.

Tra l'altro questa abitudine danneggia indirettamente anche la fama di una milonga.
Chi va a ballare da solo (uomini e donne) e non fa parte di un gruppo viene di fatto escluso dai balli, e difficilmente tornerà in una milonga che considera frequentata solo da gruppi chiusi.

Ma riflettiamo insieme... il tango non è un ballo basato sull'improvvisazione? E l'improvvisazione non è più vera lì dove non ci si conosce e non si ripetono a memoria gli stessi passi e figure?
Riprodurre sempre i medesimi movimenti in maniera automatica diventa un esercizio fine a se stesso, noioso e meccanico; non e' divertente.
Il tango, inteso come forma di comunicazione del corpo, dovrebbe permetterci di ballare in qualsiasi parte del mondo.
Ballare sempre con le stesse persone fa male al tango, alla milonga (intesa come locale) e a noi come ballerini. E aggiungo anche come persone.

Ma tra il dire e il fare ci sono di mezzo timidezza, inesperienza ed insicurezza, che tutto sommato sono comprensibili.
Ecco così che può capitare di assistere a coppie che tagliano la pista diagonalmente, che vanno "contromano", ammiriamo (sono ironico) planeos, voleos, colgadas eseguiti con presunzione dove non entrerebbe nemmeno uno spillo, braccia tese, gomiti alti, gente che dopo aver fatto passi inopportuni e fatto male a qualcuno nemmeno chiede scusa ma piuttosto le pretende.

E poi, lo sappiamo, tra il dire e il fare c'è di mezzo anche la mentalità all'italiana.
Se qualcosa è tollerabile una volta ogni tanto da parte di qualche principiante, diventa fastidioso e rovina il clima "sociale" di una serata (e la reputazione di una milonga) quando diventa la consuetudine generale.
Mi capita spesso di veder fare queste cose in milonga anche da quelle persone che ballano da anni; vedo anche di peggio: entrare ed uscire dalla ronda quando si vuole, maestrini che spiegano le figure durante il ballo, gente che mentre balla si dedica a conversazioni appassionate, passi di tango escenario, salti, "invasiones" - movimenti fuori asse -  ...effusioni (sì, ho visto di tutto!!!) in mezzo alla pista quando non era il caso.
Tutto ciò mi porta ad una riflessione: a questa gente non importa niente del ballo e ancora meno degli altri.

E le donne? Hanno qualche responsabilità in tutto questo?
Che colpa ha una ballerina se l'uomo la guida in direzioni poco correte da un punto di vista di coesistenza sociale?
È sicuramente vero che la conduzione del ballo è affidata all'uomo e quindi una donna è poco responsabile di queste dinamiche, ma quanto sarebbe istruttivo se le donne non facessero planeos ampi o voleos alti qualora marcati e soprattutto imparassero a dire "NO" - con eleganza e risolutezza - ad inviti maleducate e a determinati personaggi "molesti" che stanno al tango in milonga tanto quanto io sto alle schiacciate a canestro.

Se, abbiamo detto, tutti dovrebbero ballare con tutti, questo vale quando c'è rispetto ed educazione.
Rifiutare un invito fatto con garbo, sia pure da un principiante, è antipatico ed anti-tango, rifiutare l'invito di un personaggio anti-tango sarebbe invece pro-tango. Scusate il gioco di parole.
Dire di no a determinati personaggi potrebbe portarli a compiere delle riflessioni su loro stessi (ma sì, voglio essere ottimista) oppure a cercare un altro canale per approcciare donne (perchè è chiaro che poco importa del ballo e della milonga) quindi avrebbe una funzione, tanto per restare in tema, socialmente utile.

Tornando ad un livello più generale, a Buenos Aires è raro che una coppia ostacoli il ballo delle altre coppie, non importa quanto la milonga sia piena.
Così come è raro che la pista venga invasa, tagliata, percorsa contromano.
Sono forse alieni? Sono forse tutti fenomeni?
O più verosimilmente affrontano l'esperienza della milonga con meno egoismo e più rispetto della collettività?
È davvero così difficile gustarsi un momento collettivo piuttosto che pensare esclusivamente a se stessi cercando di fare gli artisti a tutti i costi?

Il modo in cui ogni persona balla con il proprio/a partner e con le altre coppie è indice del modo in cui si relaziona e comunica con l'Altro.
Questo dovrebbe farci riflettere.


Giorgio Buccolini











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